lunedì 5 dicembre 2016

Si o No?

Questo referendum costituzionale mi lascia tanti dubbi e, come sempre, ben poche certezze. 
Da un lato c'è un ritorno alle urne del popolo, cosa buona a mio modo di vedere; dall'altro c'è il motivo che ha spinto il popolo a recarsi alle urne.

Ha influito aver votato a Dicembre e non nel classico periodo in cui tanti italiani preferiscono stare in spiaggia e lasciar decidere gli altri, però ciò che ho letto e sentito mi dà la certezza che la cultura italiana (almeno quella politica) sia ridotta veramente male.
Se il premier non avesse promesso di dimettersi e avesse portato avanti una campagna per il "Sì" sul tema della riforma, forse ci saremo ritrovati metà delle persone a votare e anche risultati diversi.
Invece si è parlato poco di ciò che si stava veramente votando, una riforma complessa e ricca di punti più o meno condivisibili, senza scendere nel merito e provare a spiegarla ai cittadini in modo efficace. 
Le forze politiche hanno preferito duellare sui possibili significati politici e le eventuali conseguenze:
- Se vince il NO mi dimetto
- Cacciamo Renzi
- La nostra costituzione va cambiata
- La nostra costituzione è sacra
- Rimarremo fermi altri 20 anni

Il popolo ovviamente ha seguito l'esempio e ha dibattuto ovunque su questi temi, aggiungendo al massimo le uniche due cose più o meno chiare che avevano in mente:
- Vanno via i senatori
- Va via il CNEL

Da amante dei giochi da tavolo mi è sembrato di rivivere quelle tipiche situazioni in cui ci si ritrova con persone che preferiscono giocare contro o a favore di qualcun'altro, anche se ciò non comporta alcun beneficio per loro stessi; sapendo di non poter vincere si divertono di più a favorire o danneggiare qualcun'altro, diventando i cosiddetti "King Makers". 

Per questo motivo, anche se ho votato come la maggioranza, non mi sento tanto vincente. 



mercoledì 11 maggio 2016

Elio e Le Storie Tese in Palalottomatica

Dopo quasi due anni dall'ultimo concerto, la distanza con Elio e le Storie Tese si riduce nuovamente ai minimi termini. Ho infatti avuto il piacere di assistere alla tappa romana del loro ultimo tour "Piccoli Energumeni".



Le aspettative erano tante e, come sempre, non sono rimasto deluso. Dopo aver trovato posto a due passi dal palco mi metto comodo in attesa del più bel concerto che abbia mai visto, ma solo perché mi sono perso tutti quelli dei Pink Floyd.



Già dall'allestimento del palco si intuisce che sarà molto più di un concerto. Si inizia infatti con un video che ci mostra un piccolo assaggio di quello che sarà il primo film documentario dedicato al simpatico complessino: Filmini.

Distratti dalle immagini quasi non ci accorgiamo dell'arrivo del gruppo sul palco. Si parte subito con un loro classico.


Bravi, l'avete capito dalla foto. Si parla di "Servi della gleba".

Elio presenta velocemente il gruppo, facendoci notare l'assenza di Rocco Tanica e, in sua sostituzione, la presenza di Vittorio "Carmelo" Cosma.
Si prosegue subito con una delle mie canzoni preferite: "Burattino senza fichi", seguita da una bella rivisitazione di "Mio cuggino" al cui interno la bravissima Paola Folli ci dimostra il suo talento, come se ce ne fosse ancora bisogno, con una particolare versione della sigla di "Heidi".


Neanche il tempo per rifiatare che si passa alla canzone successiva.



Esatto, avete capito anche questa solo guardando la foto. Siete fortissimi. Un'altra delle mie canzoni preferite: "Essere donna oggi". Tutte le esibizioni sono accompagnate dalle immagini dei tre mega schermi alle loro spalle che riproducono dei video in parte inediti. Dal mio posto quasi mi distraggono dalle canzoni, ma intuisco che per chi si trova nel terzo anello sono un'ottima trovata.

Dopo un inizio totalmente anni '90 si arriva ai giorni nostri; ci viene proposta una canzone tratta dal loro ultimo album, Figgatta de Blanc: "Ritmo sbilenco".

Si rimane nel terzo millennio con un must dei loro ultimi concerti: "Parco Sempione". Proprio durante questa esibizione mi accorgo che non è ancora apparso sul palco l'artista "a sè" Mangoni.

Nella canzone successiva vengo accontentato.


Si stava infatti preparando per un'intensa interpretazione di "Super Giovane".


Il concerto arriva alla prima svolta. Elio infatti ci annuncia che avremmo iniziato a ballare con le canzoni successive. Si parte subito forte con un'altra delle mie canzoni preferite: "El Pube". Sì lo so, ho tante canzoni preferite.

Poi a sorpresa il batterista svizzero Christian Meyer scende dal suo trono di piatti e conquista il centro del palco cacciando i suoi colleghi e rivelandoci la sua doppia vita.


Suonando una batteria elettronica ci trasporta nella sua "Discoteca Svizzera".


Oltre alla sorpresa musicale ci gustiamo anche un bellissimo balletto di Mangoni e il suo inaspettato corpo di ballo.


Il gruppo rientra e si continua a ballare con un altro must: "Pippero".


La parte dance continua alternando nuove e vecchie canzoni: "Vacanza alternativa", "Discomusic", "China disco bar" e "Born to be Abramo" dove Elio ci chiama all'appello facendoci alzare per ballare con Mangoni e le sue ballerine.

Finita la parte dance si passa al Rock. Ovviamente si inizia con "Il Rock and roll".


Come sempre il rock prende vita e si incarna in Elvis Mangoni.

Quando si parla di rock non possono mancare le classiche "John Holmes (una vita per il cinema)" e "Cassonetto differenziato". Nell'ultimo album il rock è ben rappresentato da "Il Rock della Tangenziale" e "Il primo giorno di scuola" che il gruppo ci ripropone con un Angus MYuongoni immortalato mentre ci delizia con le sue dolci movenze.


Si prosegue con un altra hit storica: "Uomini col borsello (ragazza che limoni sola)" per arrivare alla sorpresa parzialmente annunciata. Entra infatti il nuovo vincitore del concorso per sostituire Rocco Tanica. Si tratta del "giovanissimo" Sergio.

Si riparte da "Plafone" ed è subito pelle d'oca.

Il giovane Sergio si dimostra in gamba oltre che somigliantissimo a Rocco Tanica. Ci svela poi di avere un rapporto particolare con Carmelo con cui canta una particolare versione di "O mia bela madunina".

Si passa poi a "T.V.U.M.D.B." e al suo immancabile peperone.


Il giovane Sergio-Rocco ci regala una delle sue ultime creazioni: l'internazionale "She wants", accompagnato da un fantastico trio, allegro e pieno di brio.


Si ritorna di nuovo indietro nel tempo e riappare il più bel boschetto della storia musicale italiana: "Il vitello dai piedi di balsa" con "Il vitello dai piedi di balsa reprise".


Nell'ultimo concerto (speriamo di no) di Rocco Tanica non poteva mancare forse la sua canzone più famosa: "Shpalman".


E poi, all'improvviso, ci salutano spegnendo le luci del palco. Non tardano ad arrivare le urla del pubblico per un loro rientro. Ed effettivamente rientra qualcuno: Mangoni.


I suoi virtuosismi vocali danno il tempo alla band di riprendere fiato e tornare più carichi di prima, pronti ad un bellissimo... duetto. Elio e Rocco ci regalano infatti "Cara ti amo (risvolti psicologici fra giovani uomini e giovani donne)".


Rocco ci saluta commosso e si capisce che siamo in chiusura, anche se loro non se ne accorgono; infatti dopo quasi tre ore di concerto cantano e suonano come se fossero freschi e riposati la geniale "Complesso del primo maggio".



In questo concerto ricco di sorprese non poteva mancare il doppio saluto. A sorpresa infatti il complesso sparisce nuovamente dal palco per riapparire dopo pochi minuti e regalarci la buonanotte con la classica chiusura: "Tapparella".



Un concerto ricco ed entusiasmante con molte chicche che volutamente non vi ho voluto anticipare. Il consiglio ovviamente è quello di andare a guardarvi una delle prossime tappe del tour. Se le mie foto non vi sono bastate gustatevi anche queste.



martedì 19 aprile 2016

Modena Play 2016

Anche quest'anno abbiamo avuto la felice idea di recarci a Modena per la manifestazione Play.
Dopo la bella esperienza dell'anno scorso eravamo anche più consci di cosa avremmo trovato. Con lo stesso gruppo (io, Antonella, Emilio e Annalisa) e gli stessi orari siamo partiti la mattina di sabato 2 Aprile. Verso le 13:30 siamo arrivati alla fiera e, dopo un veloce tour nei padiglioni e un pranzo al sacco saggiamente preparato da casa, abbiamo iniziato il nostro viaggio esplorativo. Il buon Emilio aveva preparato una wish-list che ci ha guidato tra i vari stand.

Partiamo da una versione gigante di Dr. Eureka: un simpatico filler pensato per i più piccoli ma molto divertente anche per gli adulti. Abilità manuale, colpo d'occhio e velocità di ragionamento sono i punti cardine del gioco. Chi per primo riesce a ricreare le combinazioni indicate in una carta pescata a caso ha la meglio sugli altri.

Ci spostiamo verso lo stand della dV Giochi dove troviamo disponibile Yeti: un simpatico gioco prevalentemente tattico. A turno si lanciano i dadi speciali che ci obbligano a scegliere come gestire i risultati nel tentativo di raggiungere per primi l'abominevole uomo delle nevi. Il gioco ci piace, tant'è che il giorno dopo io e Antonella decidiamo di acquistarlo per regalarlo a nostro nipote.

Ci spostiamo verso un tavolo in cui troviamo tre ragazzi ultimare una partita a Insoliti Sospetti. Il gioco è un cooperativo dai 3 ai 18 giocatori, quindi approfittando dell'ospitalità facciamo una prima partita in 7. Il gioco è veloce e simpatico, decidiamo così di fare altre due partite con altri due ragazzi che, passando di lì, ci hanno chiesto a loro volta ospitalità. Anche questo gioco, molto adatto alle nostre comitive, è entrato nel bustone degli acquisti del giorno dopo.

Uno dei giochi più cercati da Emilio è Celestia, che si rivela un gioco di bluff e deduzione molto gradevole. Un'altra coppia chiede di unirsi a noi e, dato che il gioco regge fino a sei partecipanti, non abbiamo nulla in contrario. A turno i giocatori rivestono il ruolo di capitano di una nave volante che deve lanciare dei dadi e, col beneficio del dubbio, dichiarare di possedere (o no) fra le proprie carte i simboli apparsi nei dadi: chi non ci crede "abbandona la nave". Se il capitano possiede effettivamente le carte la nave procede e il ruolo di capitano passa al giocatore successivo. Chi riesce a scendere nei momenti giusti raccoglierà più punti ottenendo la vittoria finale. Il gioco è molto simpatico, ci cattura e ci fa venire voglia di rigiocarlo. Lo avremmo anche comprato, ma non era incluso nelle "offerte" migliori della fiera.

Dopo la bella esperienza precedente ci ritroviamo fra le mani il veloce e caciarone Gallina City: un gioco molto dinamico, anche se forse non adatto ad essere giocato in una fiera chiassosa. Si deve infatti cercare di descrivere nel miglior modo possibile, in contemporanea con gli altri giocatori, i buffi animali raffigurati nelle carte tenute in mano, alla ricerca della carta gemella.

Verso la fine della serata ci fermiamo a giocare qualche turno di Epic Resort, un titolo uscito l'anno scorso ma mai provato da nessuno di noi quattro. Il gioco ha un'ambientazione particolare: un resort hawaiano fantasy in cui ospitare turisti anche del calibro di chierici e guerrieri. Bisogna fare attenzione ai mostri che però tentano di saccheggiare i nostri edifici. Un particolare deck-builder che meriterebbe di essere rigiocato.

Prima di avviarci al nostro caro albergo chiudiamo con Pozioni Esplosive. Ne avevo sentito molto parlare, purtroppo però la meccanica di cattura delle biglie per cercare di scatenare le reazioni esplosive si rivela meno intrecciata di come speravo. Dato che il gioco si basa fondamentalmente su quello, non riesco ad appassionarmici.


Andiamo via dalla fiera e in breve tempo raggiungiamo l'albergo in cui, oltre ai comodi letti, ci godiamo un'ottima cena.


La mattina, dopo una breve colazione, salutiamo l'albergo e corriamo verso la fiera, consci di trovare molta più folla rispetto al giorno prima. Intenzionati a fare acquisti sfruttando alcune delle offerte delle varie case editrici, proviamo un gioco di cui Antonella aveva sentito parlare molto bene: Tides of Time. Un gioco composto da... 18 carte, ma molto più profondo di quanto ci si possa immaginare. Una sfida uno contro uno che ci convince e infatti rientra fra i nostri acquisti.

Quest'anno alla fiera era allestita anche un'area dedicata ai giochi "europei" in cui cerchiamo qualche titolo interessante. I colori e la plancia di Gum Gum Machine ci catturano e ci avventuriamo in questo simpatico gioco da "ingegneri", in cui la memoria e la logica degli intrecciati ingranaggi della plancia mettono alla prova le nostre sinapsi. Chi riesce a creare i chewing gum più variegati ha la meglio.

Lì vicino ci imbattiamo in un gioco il cui nome non mi è nuovo: Black Hat. Conoscevo la sua ambientazione legata al mondo degli hacker, ma non conoscevo le sue meccaniche, che scopro con piacere essere quelle di un intrecciato gioco di carte. Una bella esperienza per un gioco che vorrei riprovare. Tra l'altro uno dei suoi autori, lì presente, ci chiede di fare un breve video per promuovere il gioco agli editori italiani. Vista la mia presenza temo che il gioco non verrà mai italianizzato.

In attesa delle varie estrazioni delle lotterie a cui più o meno volontariamente avevamo partecipato, andiamo a ripescare un vecchio gioco: Jamaica. Particolare corsa di navi pirata in cerca del maggior bottino. Leggero e avvincente. Purtroppo sono l'unico a cui è piaciuto.

L'anno scorso abbiamo cercato inutilmente di giocare ad Abraca...boh. Quest'anno, grazie all'immensa ludoteca della Tana dei Goblin, riusciamo a provarlo. Un bel gioco di logica e deduzione che ci vede lanciare incantesimi che... forse abbiamo a disposizione. Infatti ogni giocatore non vede gli incantesimi che ha di fronte, ma solo quelli degli avversari e, di conseguenza, deve dedurne i propri. Purtroppo l'estrazione di un'inutile (e taroccata) lotteria ci fa interrompere prima della fine la partita.

Chiudiamo praticamente la serata fra acquisti ed estrazioni di premi (in cui ovviamente non vinciamo nulla), quando ad un certo punto vedo libero il tavolo di Flick 'em up!
Ritorno bambino per venti minuti calandomi in questa sfida a colpi di dito dove al posto dei soldatini mi ritrovo dei buffi cow-boy che cercano di tenersi in piedi e buttar giù gli avversari.

Finisce così la nostra avventura. Molto più intensa e piacevole della scorsa volta. L'esperienza e la miglior organizzazione degli stand ci hanno permesso di muoverci meglio fra i tavoli e limitare i tempi di attesa per i giochi, soprattutto il sabato. Siamo riusciti a provare e scoprire molte novità. Fra gli acquisti, oltre quelli già citati, arrivano a casa nostra anche: Spyfall, Una notte da lupi e Android Netrunner  (ricevuto in regalo da Antonella).
Andiamo via contenti e convinti che questa non è stata l'ultima nostra visita alla fiera.

martedì 16 febbraio 2016

Lifewalk

Nell'autunno del 2007 mi trasferii a Roma per lavoro. Non conoscevo nessuno, a parte la mia attuale moglie. Le mie prime conoscenze furono i miei colleghi. Ho così iniziato a frequentarli anche aldilà delle ore di lavoro creando dei bei rapporti con molti di loro. Negli ultimi due anni ho avuto la fortuna di ampliare enormemente il ventaglio di amicizie anche al di fuori dal contesto lavorativo. 
Tra le numerose persone che ho avuto il piacere di conoscere c'è Luca Mazzillo. Nonostante tante siano le differenze fra me e lui, ci uniscono alcune passioni comuni. Una di queste è la passione per la musica e, in particolar modo, per il pianoforte. 
Sabato 13 Febbraio ho avuto l'onore di partecipare ad un House Concert in cui ha presentato il suo primo album di pianoforte solo costituito da inediti composti e suonati da lui.
Il racconto che ha accompagnato i vari brani mi ha permesso di scoprire un lato della vita di Luca a me del tutto ignoto e mi ha fatto riflettere su come la vita di ognuno di noi possa evolversi e ritornare ciclicamente sulle proprie passioni.
Mentre nella mia adolescenza ci sono stati romanzi gialli, televisione e giochi da tavolo con gli amici, Luca, alla fine degli anni '80, quando Tim Berners-Lee stava per proporre un progetto sul WWW, iniziò a comporre alcuni suoi pezzi originali.  
E se qualcuno ha il suo romanzo nel cassetto, lui aveva i suoi spartiti. E nel cassetto sono rimasti per tanti lustri fino a quando Luca non è andato al cinema per guardare Intouchables. Ascoltando il brano Fly, di Ludovico Einaudi, quella fiamma, mai sopita, è divampata nuovamente, portandolo in pochi anni a realizzare la sua opera prima: Lifewalk.



Un percorso di tredici brani, sapientemente raccolti fra i tanti realizzati da lui e alcuni dei suoi amici, che ci accompagna in una girandola di emozioni e momenti della sua vita. Momenti della sua vita trasformati in musica. Un modo diverso per conoscere una persona e immaginare i suoi pensieri.
In questi giorni approfitto così della disponibilità su Spotify per ascoltarlo e rilassarmi fra le mie solite sinapsi algoritmiche.


domenica 8 novembre 2015

2015 motivi per non scrivere un post

Da tanti mesi non aprivo più questo editor in cui da qualche anno mi divertivo a cercare una via di fuga dai troppi i pensieri. 
Può capitare infatti che quel vortice di idee che riempe le tue giornate vada ad intasare le sinapsi e di conseguenza il motore della fantasia si blocchi. Eventi di ogni tipo hanno infatti segnato questo 2015. Nessun meteorite o guerra nucleare, si tratta solo di cose che capitano a molti. Non mi sento un martire della vita, anzi, ancora oggi mi sento un privilegiato; l'unica sventura è il ritrovarsi accumulati in pochi mesi un prontuario di ciò che più di negativo può regalarti la vita. La cosa tragica è che nulla è capitato a me, ma a persone che mi stavano più o meno vicine. 
D'un tratto ci si trova circondati dalla tristezza e per uno che ha fatto del "riso" un suo stile di vita è come se dopo tanti giri di giostra si smetta improvvisamente di girare e si guardi in faccia la realtà in maniera meno sfuocata.
Per fortuna la mia famiglia mi ha cresciuto con una forte corazza e trarrò qualcosa di positivo anche da quest anno, in fondo, come cantano Elio e Le Storie Tese: 

La tristezza vien vissuta come un valore negativo, 
Mentre invece va vissuta come un valore positivo. 
Non commettete l'errore di denigrare la tristezza. 



venerdì 1 maggio 2015

Samba

Avere un cinema letteralmente a due passi da casa ci permette almeno una volta a settimana di accomodarci nelle sue poltrone. Di conseguenza, a volte, scegliamo di vedere film poco pubblicizzati ma che ci incuriosiscono. Nei giorni scorsi ho infatti proposto ad Antonella di vedere Samba, un film a lei del tutto ignoto. Ammetto che la decisione è arrivata per inerzia, visto che gli autori e registi, nonché l'attore protagonista, sono gli stessi di Quasi Amici (Intouchables). Ero sicuro che non saremmo rimasti delusi.


Così è stato. Gli sceneggiatori di questa commedia agrodolce riescono a farci immergere nel difficile percorso che gli extracomunitari affrontano per cercare una vita migliore in Europa. Il film è ambientato a Parigi, ma le notizie di cronaca delle ultime settimane ci fanno intuire come la situazione sia simile in tutte le altre grandi città del continente, comprese quelle italiane. 
La storia del protagonista, Samba Cissé, ci mostra l'assurdità di un mondo fatto di regole a volte insensate che obbligano persone oneste ad una lotta contro la burocrazia per la banale sopravvivenza in una nazione diversa da quella in cui sono nate. Ragazzi che fuggono dalla povertà o dalle guerre civili che devastano le loro nazioni per migrare in posti migliori. Persone oneste che cercano semplicemente un lavoro con cui potersi inserire nel contesto della loro nuova città, ma vengono incanalate in un tunnel di assurda e cinica ghettizzazione. 

La gestione di questi flussi non è sicuramente banale, ma ciò che colpisce, sia nel film che nell'atteggiamento reale di molti italiani, è l'incapacità di comprendere che i migranti che arrivano dagli altri continenti non sono molto diversi dai "cervelli in fuga" che scappano dall'Italia per cercare un posto migliore in Europa o negli Stati Uniti. 
La naturalità con cui gli italiani si sono sempre spostati nel mondo non è accettata quando sono gli altri a comportarsi esattamente allo stesso modo.
La strada per abbattere i confini che separano le nazioni è ancora lunga e difficile, soprattutto fin quando non si abbatteranno i confini mentali che ci rinchiudono in un mondo che non va aldilà del proprio smartphone. 


domenica 26 aprile 2015

Modena Play

Sabato 11 e Domenica 12 Aprile si è svolta a Modena la settima edizione di Play-Modena: probabilmente la più grande manifestazione italiana dedicata ai giochi da tavolo!


In compagnia di Antonella (mia moglie) e di una coppia di amici, sabato mattina partiamo da Roma in auto verso Modena. Fra una chiacchiera e l'altra, verso le 13:30, siamo già dentro la fiera. Tre padiglioni (e mezzo) ospitano gli stand delle diverse case editrici suddivise in aree tematiche. Il padiglione più ampio (quello parzialmente ripreso dalla foto sopra) è completamente incentrato sui giochi da tavolo. Negli altri due si possono trovare giochi per famiglie, per bambini, giochi astratti, miniature e ricostruzioni storiche.
Dopo un tour esplorativo e uno spuntino veloce proviamo a sederci ad un tavolo per la dimostrazione di qualche gioco. 
L'enorme numero dei partecipanti (quest'anno, nei due giorni sono stati superati i trentamila ingressi) non rende facile trovare un tavolo per quattro persone, soprattutto per i giochi usciti di recente.

I titoli che voglio provare non sono tanti, uno è Imperial Settler ("Coloni Imperiali" nell'edizione italiana). Per fortuna troviamo quasi subito spazio in uno dei tavoli ad esso dedicati.
Il gioco, dalla grafica accattivante, è un card-game che ricorda molto da vicino altri titoli dello stesso genere e, per questo, lascia un po' delusi i compagni al tavolo. Personalmente mi è piaciuto: ottima grafica, regolamento semplice e durata limitata. Un gioco non banale, con una buona profondità. Lo rigiocherei volentieri.

Un altro gioco, molto famoso, che vogliamo provare è Camel (C)Up. L'unico tavolo in cui lo vediamo è sempre occupato, con tanto di fila. Il premio come "Gioco dell'anno per famiglie" del 2014 l'ha sicuramente reso uno dei titoli più noti e per questo più attraenti. 

Proviamo ad avventurarci nello stand dell'Asterion (il migliore, per professionalità e organizzazione) in cui troviamo un tavolo libero per provare Concept. Questo party game per scimmie ammaestrate (come ho simpaticamente deciso di soprannominarlo) aveva già catturato la mia attenzione nei mesi passati. I giocatori sono messi alla prova nel tentativo di indovinare la parola che la "coppia" di turno sceglie in una scheda pescata a caso. La particolarità sta proprio negli indizi che la coppia può dare. Si devono infatti piazzare delle pedine sulla plancia in cui sono mostrati i "concetti" (Uomo-Oggetto, Grande-Piccolo, Flora-Fauna, ecc) cercando di far sì che qualcuno indovini. Un gioco molto adatto ai neofiti e ai gruppi numerosi.

Chiudiamo la serata con due titoli meno noti: L'isola proibita e Seven Seas. Il primo è un semplice cooperativo ambientato in un'isola che sta affondando. Con abile maestria e coesione i giocatori devono coordinarsi per portare in salvo i 4 artefatti e scappare incolumi. Non sono un grande amante dei cooperativi, li trovo tutti molto simili. Questo tra l'altro, ricorda molto Pandemic, dello stesso autore. 
Differente l'opinione su Seven Seas: un gioco di carte ambientato nel mondo dei pirati che vede i giocatori affrontarsi in una sfida nella composizione delle proprie ciurme. L'alta interazione (ci si può rubare/scambiare le carte ciurma) e la corsa contro il tempo (il primo che raggiunge o supera i 20 punti chiude la partita) lo rendono un gioco molto adatto ai miei gusti.

Alle 20:00 si conclude la prima giornata della fiera e, dopo il breve tragitto verso l'albergo, un'ottima cena e una bella dormita, ci ritroviamo la mattina della domenica pronti ad una nuova giornata ludica.

Approfittando delle "poche" persone di inizio giornata, ci avventuriamo nuovamente tra i tavoli dell'Asterion nel vano tentativo di provare Elysium, uno dei giochi che più mi hanno consigliato. A quanto pare non l'hanno consigliato solo a me, visto che i due tavoli ad esso dedicati sono sempre pieni. Troviamo sfogo in un piccolo tavolo nelle vicinanze in cui una simpatica ragazza ci cattura per una veloce partita a Jungle Speed. Nonostante non sia una novità degli ultimi tempi, non avevamo mai provato questo simpatico gioco di velocità e colpo d'occhio. 

Il colpo d'occhio è stato importante anche nel notare che, appena finita la sfida a Jungle Speed, si è liberato un tavolo vicino che ospita un altro dei giochi che volevo provare: Lord of Xidit. Ambientato nel mondo fantasy di Seasons, questo gioco molto colorato e simpatico ne cambia completamente le dinamiche. Non si tratta infatti, come Seasons, di un gioco di carte ma di un'avventura all'interno di una mappa (la terra di Xidit appunto) in cui dobbiamo pianificare le mosse che il nostro eroe dovrà fare (spostarsi, arruolare personaggi e combattere coi mostri). L'interazione nascosta e l'ottima componentistica ne fanno un gioco molto bello che è piaciuto a tutti e quattro.

Ci spostiamo per un ennesimo tour fra i vari stand. Tanti i giochi e le iniziative. Molti i rivenditori. Poche le offerte per acquistare i giochi. Una di queste riguarda una serie di piccoli giochi, tra cui Nosferatu: un gioco provato in una delle GobCon di cui vi ho parlato. Lo acquisto al volo prima che finisca la scorta. 

Poco coraggiosi, evitiamo di provare uno dei giochi che più mi incuriosisce: "Wir Sind das Volk": una sfida "uno contro uno" (come il mio amatissimo Twilight Struggle) che ci avrebbe obbligato a giocarlo a coppie. Un titolo che entra comunque nella mia personale wish list.

Passeggiando fra gli stand vediamo un Pitch-Car inutilizzato e, scoprendo che la nostra coppia di amici non l'ha mai provato, decidiamo di avventurarci in una veloce partita a colpi di indice. 

Ci appropinquiamo poi al padiglione dei giochi astratti e, anche lì, scopriamo che i nostri compagni di avventura non hanno mai provato Othello. Decidiamo allora di sederci per una veloce partita che ci fa da aperitivo per il pranzo.

Nel primo pomeriggio Antonella ci sprona a provare Spyfall, la cui recensione l'aveva incuriosita; purtroppo è già occupato. Decidiamo di non allontanarci troppo e proviamo, a pochi tavoli di distanza, Kaleidos: un gioco per bambini che cattura facilmente anche gli adulti. Un titolo simpatico che mi ha ricordato un Saltinmente con le immagini.

Il tavolo di Spyfall, per la gioia di Antonella, si libera e ne approfittiamo per provare questo titolo originale e simpatico. Stranamente piace molto a me e poco agli altri. L'idea di giocare attraverso domande e risposte, nel tentativo di scovare chi fra i giocatori è la spia, è molto semplice e simpatica. Chi ama calarsi in un veloce gioco di ruolo può trovare molta soddisfazione in questo titolo. 

Tentiamo di nuovo inutilmente ad infilarci nel tavolo di Camel (C)Up, ma la ressa in attesa per provarlo non accenna a diminuire. Ci allontaniamo allora per fare nuovi acquisti (Antonella trova a buon prezzo una copia di Goa) e vedere l'esito di una piccola lotteria a cui abbiamo partecipato (ovviamente non vinciamo niente). Lì vicino però si libera un tavolo per un piccolo gioco: Radio Londra. Il titolo a noi del tutto ignoto si scopre essere un simpatico gioco che ricorda DiXit. Anche qua bisogna cercare con una frase di far indovinare delle carte pescate a caso dal mazzo, ma le dinamiche di punteggio sono lievemente diverse. Il gioco piace, tant'è che i nostri amici ne comprano una copia. 

Decidiamo di presidiare il tavolo di Came (C)Up finché non si libera e concludere così il pomeriggio. Mentre rimaniamo in attesa del nostro turno, i nostri amici si allontanano per acquistare Concept. Nel frattempo altre persone si avvicinano per chiederci (vedendoci solo in due) se possono giocare a Camel (C)Up con noi. 
Alla fine ci ritroviamo in dieci persone sedute al tavolo (due coppie si fondono in un unico giocatore) e così proviamo (finalmente!) questo titolo col massimo numero di partecipanti consentito: otto. 
Il gioco è molto bello: facile da capire e da giocare. I cammelli corrono attorno alla piramide e i giocatori devono essere bravi a scommettere su di loro. La durata è brevissima (meno di trenta minuti, a prescindere dal numero dei partecipanti) e il divertimento è tanto. Decido infatti di comprarne una copia. 

Chiudiamo il pomeriggio con una sfida a La Boca: un gioco in cui ci si diverte a comporre, nel minor tempo possibile, degli edifici i cui prospetti devono corrispondere a quelli raffigurati su una carta scelta a caso. 

La nostra avventura al Modena Play si chiude così, stanchi ma felici per una due giorni bella e ricca di novità.

Ah, dimenticavo: le tigelle sono buonissime!