martedì 31 dicembre 2013

Buoni Propositi.

Questo 2013 è stato ricco di tante piccole soddisfazioni, la cui somma l'ha reso un ottimo anno. Egoisticamente parlando, potevo pretendere e sperare molto di più, ma guardandomi attorno, nella città in cui vivo, nella nazione in cui vivo, mi sembra sempre più di essere un privilegiato.
Il privilegio non è tanto in ciò che ho, ma in ciò che sono. Come il miglior animale nel peggiore e ostili dei territori, mi sono adattato al meglio a vivere in una società ormai arida di idee e onestà. Riesco a vivere felice. Riesco a vivere. 
Qualcuno dice che ormai gli italiani non vivono, sopravvivono. Io sono di un'altra idea, ma lascio ai vecchi e ai futuri post spazio a questo pensiero.
Quello che volevo fare qua è un piccolo elenco di propositi per il prossimo anno. Non ne ho mai fatti, anche perché ho sempre sognato in grande e vissuto la realtà, passando così da utopici progetti a lungo termine a realizzazioni di piccole e impulsive idee dell'ultima ora: i progetti a medio termine non fanno per me.
Questo 2013 mi ha insegnato però in vari modi (amici, canzoni, libri) che non abbiamo il tempo per fare tutto quello che vorremo. Questo soprattutto perché, mentre il tempo si fa sempre più risicato, le cose che uno vorrebbe fare si moltiplicano. La cultura coltiva la conoscenza. Nonostante la mia pigrizia, la curiosità è sempre viva e vogliosa. Ecco perché voglio provare a elencare in maniera più o meno seria ciò a cui vorrei dedicare più tempo nel 2014:

- Leggere di più. Lo smartphone mi aiuta a farlo nei tempi e momenti più scomodi. Ritengo che comunque sia ancora poco il tempo che dedico ai tanti saggi e romanzi che mi vengono consigliati e regalati.

- Informarmi di più, informarmi meglio. Ci sono tanti blog che ci offrono un giornalismo moderno migliore dei giornali e telegiornali di propaganda che ci inquinano le idee.

- Recuperare il tempo perduto vedendo tutti quei film che ogni uomo dovrebbe vedere nella propria vita (da solo o in compagnia).

- Organizzare meglio la selezione e la visione delle serie TV.

- Giocare di più. Giocare ai giochi giusti con le persone giuste.

- Frequentare di più le persone con cui mi trovo meglio e meno le persone con cui mi trovo peggio.

- Prolificare.

- Iniziare a esplorare meglio i bellissimi luoghi che mi circondano. Provo sempre a organizzare lunghi e bellissimi viaggi verso tutte le capitali europee, una cosa che spero di fare, ma che non deve escludere posti molto più vicini a Roma e, forse, più interessanti.

- Scrivere più spesso in questo blog. Non so per quale motivo, ma scrivere è per me e un ottimo antistress.

- Ultimare, pubblicare e stampare il ridicolo romanzo che è lì da anni in quella cartella di Windows a far la polvere.

- Giocare un po' di più e un po' meglio a Poker Texas Hold'em. Nonostante il gran caos che ancora oggi si fa in Italia su questo "sport", credo sia rimasta una delle più rare forme di guadagno onesto che abbiamo a disposizione.

-  Dormire meglio. 

- Colmare quel vuoto musicale che ancora rimane, andando a ripescare e ascoltare le discografie dei geni del ventesimo secolo a cui ho sempre dedicato meno tempo del dovuto. Uno su tutti: Frank Zappa!

- Sorridere ancora di più, anche a rischio di sembrare scemo, tanto del giudizio altrui poco importa, almeno i nostri sorrisi diffondono serenità a noi stessi.

- Smettere di fare elenchi.

Chissà quanti di questi punti verranno messi in pratica. Nel frattempo: Buon 2014!



mercoledì 11 dicembre 2013

iDieci iComandamenti

Un uomo barbuto è noto soprattutto per una sua frase: "La religione è l'oppio dei popoli". Una frase interpretata in tante sfumature diverse ma che fa capire come l'essere umano, più o meno dotto, ha sempre cercato una facile risposta a qualcosa a lui ignoto.
Un prete del mio paese, tanti anni fa, ci veniva a trovare spesso mentre facevamo catechismo all'oratorio (ebbene sì, anche io ho un passato oscuro). Fra le varie "prediche" gratuite, un giorno ci fece una domanda che non capii per tanti anni. O meglio, non capii la risposta. Ci chiese più o meno: "Chi sono i nuovi dei a cui l'uomo si sta paurosamente avvicinando?". Qualcuno facendo il figo buttò lì un Allah, venendo però tacciato dall'antipatico prete. La risposta che ci diede fu: "Il dio calcio! Il dio televisione". La religione cattolica voleva il monopolio sulla distrazione di massa. Ma stiamo parlando dei primi anni '90. Quell'odioso prete non poteva neanche immaginare ciò che sarebbe arrivato negli anni a seguire.
Nei decenni successivi sono arrivati tanti nuovi profeti. Ma il migliore, colui che ha centrato l'obiettivo è Steve Jobs.



La sua storia ha qualcosa di biblico. La parte per me più bella è quella iniziale, ben raccontata nel film I Pirati di Silicon Valley, in cui il giovane Steve riesce a sviluppare al meglio un impero, per poi riuscire a perderlo. Una storia dalle tante morali.
Quello che è successo dal 1997, dopo il reinserimento nella società da lui stesso fondata, ha però l'aspetto più profetico. Arrivati in un'era tecnologica in cui si poteva realizzare qualcosa di inimmaginabile anche solo dieci anni prima, l'ormai attempato Steve inizia a dettare legge su ciò che sarebbe stato un percorso che tutto il mondo avrebbe seguito. 
Ha imposto la religione della tecnologia. 
Ora, grazie a lui, il popolo ha lasciato il rosario nel comodino e ha impugnato lo smartphone. Nessuno può più vivere senza il suo tablet, anche se non sa bene cosa farci. L'importante è averlo e avere fede nelle App che lo store gli ha donato (a pochi €).
Steve ha dettato legge:

1) Non avrai altro smartphone all'infuori dell'iPhone.
2) Non nominare il nome di Google invano.
3) Ricordati di santificare l'Apple Store. 
4) Onora il tablet e la mela.
5) Non jailbreakkare.
6) Non comprare App impure.
7) Non rubare (compralo!)
8) Non brevettare falsa testimonianza.
9) Non desiderare il sistema operativo altrui.
10) Non desiderare l'App Store altrui.

Apple.

sabato 7 dicembre 2013

Dieci Piccoli Bug

Non amo scrivere molto del mio mestiere. Questo blog è un luogo di evasione e riflessioni trasversali. Spesso passo da qua cercando proprio di staccare dalle 40 ore settimanali che mi vedono concentrato in astruse righe di codice. Il mio lavoro, inoltre, è di difficile comprensione per chi non abbia mai avuto a che farci e quindi ho sempre il timore di parlare di cose note ai colleghi e incomprensibili per chi non abbia un minimo di cultura informatica. Oggi però voglio provare a descrivere le fantastiche avventure che possono celarsi dietro ad un Bug.



Cos'è il bug? Per i programmatori partenopei potrebbe essere l'apostrofo invisibile fra le parole chitemuort. Per chi non ha idea della continua frustrazione che deve provare l'operaio del terzo millennio (il programmatore), proverò a descrivere uno degli elementi più sadomasochistici del mio lavoro.

Capita raramente, per vari motivi (alcuni descritti in questo mio post dell'anno scorso), di scrivere un software perfetto, privo di errori. Per questo si passa più tempo a fare test che a scrivere codice. Mentre tutti gli errori grossolani sono subito evidenti, i bug a cui mi riferisco in questo post sono quelli che si nascondono (a volte anche per anni) dietro una particolare combinazione di concause.
Capita così, per esempio, che l'inserimento dei dati su una pagina di un sito internet su cui stai lavorando funzioni benissimo sul tuo PC e su quello dei tuoi colleghi ma, una volta pubblicato nel server di collaudo, vada in errore. 
Si parte così alla ricerca del bug. La ricerca può durare minuti, ore o anche giorni. La conseguenza finale (la pagina web che va in errore) è spesso l'ultima delle conseguenze di una serie di reazioni a catena che si innescano fra le varie istruzioni del codice: questo comporta una ricerca non banale.
Il bug ci fa così diventare uno e trino: carnefici, vittime ed eroi. Dobbiamo infatti risolvere velocemente l'intricato enigma che noi stessi abbiamo generato involontariamente, sottraendo tempo al lavoro rimanente.
C'è da dire che a volte ci ritroviamo anche a correggere software scritto da altri colleghi, ma in questi casi, come il gruppo di lavoro di House, ci si unisce e si fa brainstorming. Per questo si diventa tutti vittime, carnefici ed eroi. Si ipotizzano svariate teorie, si fanno prove, controprove e si cerca di arrivare alla causa: l'origine del male. Ma, proprio come in una serie-tv procedurale, quando ci sembra di essere vicini alla soluzione ci si ritrova con un buco nell'acqua. Il bug sembra quasi che ti derida, in questo nascondino virtuale in cui la logica sembra essere andata in ferie. Ad un certo punto tutto sembra essere stato ipotizzato, ogni controllo essere stato fatto. E poi non rimase nessuno, come il titolo del bellissimo romanzo di Agatha Christie (tradotto tristemente in "Dieci Piccoli Indiani"). Spesso, proprio in quel momento vedi la luce in fondo al tunnel (sperando che non sia un treno che ci venga contro, come dice un mio collega) e trovi l'indizio che ti porta sulla giusta strada. Percorrendo a ritroso tutti i passaggi arrivi così a scoprire il colpevole!
La soddisfazione che si prova in questi casi è quasi orgasmica: veloce ma intensa. Si prova un piacere aggiuntivo se poi scopri che il problema è dovuto ad una causa esterna al tuo software.
Un lavoro strano il nostro, forse un po' masochista, forse un po' operaio, forse un po' da matti.
Un lavoro che può dare però tante piccole soddisfazioni.