sabato 25 maggio 2013

Chiacchiere




Mi capita a volte di ascoltare dialoghi fra sconosciuti, tipicamente del centro-sud Italia, mentre mi ritrovo in fila, in attesa di qualcosa. Si tratta quasi sempre di persone comuni, cresciute in paesi o poco più. Persone miti, di poco spessore, che umilmente cercano di intrattenere un rapporto con qualcuno per ampliare i loro orizzonti. Mi piace studiare le loro interazioni, soprattutto quando le protagoniste del dialogo sono due donne.

Tipico l'approccio iniziale, quando tizia X e tizia Y cercano un conoscente comune. 
X: Di dove sei? 
Y: Sono di Alfabetagamma!
X: Ah, ma allora conosci Z. 
Y: No.
X: Come no? Il figlio di Q. 
Y: Non mi dice niente.
X: Ma sì. Gli è pure morta la madre da poco. 
Y: Non credo di conoscerlo.
X: È testimone di Geova! 
Y: Ah, certo... Z il testimone. Ho capito!
X: Oh. Vedi che lo conosci quel rompicoglioni.


Divertente quando, in una seconda fase, cercano di darsi un tono raccontando le loro esperienze "estreme": il viaggio in aereo, la vacanza estiva, la partecipazione a qualche casting televisivo. Quasi subito però le loro esperienze finiscono e iniziano quelle dei loro parenti, nell'ordine: figli, fratelli, cugini, nipoti, amici dei figli, amici dei fratelli, amici dei cugini, amici dei nipoti e così via. Più è lontana la parentela, più è fantasioso il racconto. Nei migliori casi si può arrivare a sentire di amici del cugino del vicino di casa che hanno assistito a omicidi plurimi, sventandone due con la sola imposizione delle mani.

Una volta stretto il legame, il dialogo diventa da cenone di Natale. I muscoli si rilassano. Gli arti si distendono e iniziano i discorsi in cui X e Y sono ferratissime: politica, amministrazione locale, medicina, religione, critiche a quel rompicoglioni di Z, per poi concludere con il loro pezzo forte, vantare i propri figli. In queste sfide il più scarso mira al nobel da anni ma non lo riceve per invidie dei soliti noti.
Quasi mi spiace vedere arrivare il mio, o il loro, turno, dover terminare l'attesa e interrompere questa ennesima replica tipica del made in Italy.

sabato 18 maggio 2013

Burattini senza fili

Una delle attività migliori che l'essere umano ha la possibilità di fare è fantasticare.
Fra i banchi di scuola, in attesa di un treno, ad un funerale o sotto la doccia abbiamo un cervello a disposizione per ideare film e mondi paralleli, senza limiti al nonsense
C'è chi è più dotato di altri, per questo la gradazione dei fantasiosi della storia è vasta. Fra noi e Leonardo Da Vinci esistono milioni di esempi, più o meno noti, di persone famose per il proprio estro. Riuscire a immaginare o vedere oltre la propria realtà non è un compito banale: occorrono una dote naturale e un buon allenamento. 
Per condividere la propria fantasia col resto del mondo esistono tante forme. Molti sfruttano quella (apparentemente) più semplice: scrivere, ma tutte le forme d'arte sono un mezzo per dare sfogo alla propria immaginazione. Il telefilm Scrubs, ad esempio, oltre essere un inno alla fantasia, ha nel suo protagonista (JD)  l'emblema del sognatore ad occhi aperti.


Per rappresentare la propria fantasia spesso si fa uso di personaggi, alter ego del proprio io pensante. I cugini Frederic Dannay e Manfred Bennington Lee usarono lo pseudonimo Ellery Queen per firmare i libri di cui lo stesso Ellery è il protagonista. Stefano Belisari ha fondato Elio e Le Storie Tese per reinventare il modo di fare musica in Italia. Matt Groening ha sfruttato i I Simpson per ironizzare sui controsensi della tipica famiglia USA. Le citazioni potrebbero continuare a lungo, anche perché da qualche lustro la tecnologia ha aiutato chi, economicamente e tecnicamente, non aveva la possibilità di rappresentare la propria fantasia.
Sul web sono così comparsi tanti piccoli geni. Ammirevole la semplicità con cui Fanboy abbia pensato di dar voce alla propria fantasia tramite la sua collezione di action figures. FiguresInAction non è altro infatti che un ironico fotoromanzo in cui il suo ideatore reinterpreta il mondo dei suoi personaggi preferiti. Ovviamente la lettura è consigliata.
Non dovete avere paura di dar sfogo alla vostra inventiva. Provate a tuffarvi in questo grande lago di idee che è il web e proponete le vostre. Se poi, lì in mezzo, trovate qualcosa di interessante, suggerite pure! Sono sempre pronto a scoprire nuovi piccoli geni.

mercoledì 1 maggio 2013

Effetto Disney

Negli ultimi decenni il mondo occidentale, sotto una massiccia dose di buonismo e amore, si è dimenticato cos'è la vita e si è auto-imposto di non parlare di certi temi, sicuramente poco allegri, ma presenti sotto il nostro naso ogni giorno. 
Morte, malattia, sofferenza, sesso, perversioni, scienza (giusto per fare alcuni esempi) sono quasi diventati argomenti tabù. 
Si può parlare solo di cose dolci, alla moda, belle e carine. Al massimo confortarsi e incoraggiarsi quando si è giù di morale, ma sempre con quel timore infantile nel parlare del perché si è giù di morale. Sussurrare il proprio problema, quasi vergognarsene. 
Le ultime generazioni sono state cresciute sotto una campana di vetro, senza che le loro famiglie si preoccupassero minimamente di spiegargli con calma quante atrocità e nefandezze siano presenti in questo mondo. 
"Sono troppo piccoli", "Lasciamoli ancora sognare" e altri frasi del genere vengono usate come scusa per non raccontare ai propri figli come funziona il mondo. Ma sì, lasciamogli credere a Babbo Natale, le fate buone e i supereroi. Stravolgiamo la realtà in una fiaba a lieto fine, come tutte le storie Disney! Le fiabe originali da cui molti lungometraggi Disney traggono ispirazione hanno una storia più cruda e macabra che, per una scelta puramente commerciale, è stata edulcorata per renderla più dolce e romantica.

Molti genitori hanno fatto e continuano a fare la stessa cosa, anche per esorcizzare le loro stesse paure. Non parlare di certi temi li fa vivere tranquilli, senza dubbi di sorta. Di conseguenza, molti giovani sono cresciuti con l'illusione che il peggio della vita sia ben  lontano dal loro mondo, auto convincendosi che la "normalità" sia la fiaba edulcorata.

Questo effetto Disney ha creato, di conseguenza, un effetto "spettatore" alle persone. Il massimo sforzo di milioni di persone in Italia (ma non solo) è l'ergersi opinionisti, soprattutto via web, di ciò che accade nel resto del mondo. La lettura dei fatti storici e di cronaca è però dicotomica.
Il ragazzino medio oggi non sa andare oltre il pro e contro. Non ne ha interesse e capacità. Il suo pensiero critico si ferma a quell'età in cui la massima distinzione è: bello o brutto, buono o cattivo. Non sa distinguere, analizzare, riflettere e creare una propria opinione ragionata. Il più delle volte tifa. E chi tifa ama tutta una squadra o la disprezza completamente. Non riesce a prendere una persona alla volta e crearsene un'opinione distinta. Troppo lavoro, troppa fatica.
Sei di un determinato partito? Sei una merda.
Sei di quell'altro gruppo? Sei un genio.
Ormai viviamo di apparenze, di casacche che ci fanno vestire i panni del Principe Azzurro o della Strega Cattiva.
Per non parlare della satira. Per questo pubblico il massimo della comicità è lo sberleffo o il gioco di parole (neppure troppo complicato). Sentire una battuta legata ad uno degli argomenti tabù crea immediatamente una chiusura mentale. Senza considerare il fatto che il solo dover avere un poco di cultura per capire il riferimento di una battuta satirica è improponibile per persone di questa fattura.
Per loro la vita è leggera. C'è poco da preoccuparsi, tanto alla fine vivremo tutti felici e contenti.
Forse.