martedì 23 agosto 2011

Due Cuori e Una Caparra

Per una serie di scelte lavorative/vacanziere mi sono ritrovato a vivere per dieci giorni da solo.
Non era una grossa novità; già altre volte, sia in Sardegna che a Roma, ho avuto la possibilità di gestire in completa autonomia me stesso e la casa in cui vivevo. Questa però era la prima volta nel nuovo appartamento. Il bilocale in cui stiamo in affitto da qualche mese fa parte di un complesso di palazzi di recente costruzione, non è mai stato abitato prima di noi. Questa è stata la prima volta a Roma in cui ho potuto scegliere anche io la casa dove vivere (prima ero imbucato dove già viveva la mia "nonancoramoglieallepoca").
Per questi motivi mi sento più responsabile della gestione di questa nuova casa. Trovandomi da solo ho iniziato a scrutarla meglio e a viverla di più, sentirla di più. Soprattutto nei giorni del week-end in cui ho dormito, giocato con la Wii, cucinato, programmato la lavatrice, pulito(?) come e quando volevo.
A lungo andare una vita di questo tipo mi porterebbe alla depressione, ma sapendo che erano solo dieci giorni li ho vissuti come una vacanza in casa: vacanza in cui ho avuto la possibilità di ragionare con più calma su come poter gestire e ottimizzare i tempi casalinghi anche quando, alla fine dei dieci giorni, ho avuto di nuovo la possibilità di condividere nuovamente questa casa con la donna che ho sposato.


domenica 21 agosto 2011

Il Tempo che Vorrei non aver Perso

Recentemente mi sono letto il quinto romanzo di Fabio Volo: "Il Tempo Che Vorrei".
Come gli altri quattro, anche questo è riuscito a lasciarmi di stucco. Ci si ritrova a leggere la storia di questi giovani personaggi la cui vita è quasi banale, come quella di tanti altri, per ritrovarsi, finito il libro, con la sensazione di non aver letto nulla di straordinario e aver perso solo tempo.
Per chi ama scrivere racconti e romanzi legger un libro come questo è spiazzante; analizzandolo con superficialità può sembrare che l'autore non abbia scritto niente di che e ci si chiede come possa aver successo. In realtà l'abilità di Volo è proprio riuscire a descrivere la storia banale dei suoi protagonisti utilizzando pochi e semplici ingredienti in maniera efficace e con la giusta misura, creando la giusta empatia con le loro stranezze e i loro pensieri filosofici.
Non è mica semplice!
Un po' come fare gli spaghetti alla bottarga; per gli inesperti può sembrare semplice, ma proprio i pochi ingredienti usati ti obbligano a sceglierli di buona qualità, con le dosi e i tempi giusti per arrivare a un gran risultato.
Poi se a qualcuno non piace la bottarga è inutile che si legga i romanzi di Fabio Volo.



sabato 20 agosto 2011

Fratelli di Lecce

Quest'anno ho scelto di affrontare le ferie spezzettandole in piccoli momenti di relax e turismo. Nella prima settimana d'Agosto ho così dedicato qualche giorno a Lecce e Otranto.
Lecce viene soprannominata la Firenze del sud, ma a me è sembrata una piccola Roma; con il suo piccolo raccordo anulare, il suo centro storico e l'enorme concentrazione di cattedrali.
Abbiamo dormito lì due notti, in un albergo a tratti affascinante e a tratti deludente. Nonostante il simpatico benvenuto.



Il suo stile anni '70 era in realtà la sua carta d'identità. Le stanze ampie, l'arredo ricco e ricercato e il buon ristorante erano accompagnati (purtroppo) da pareti e vetri poco insonorizzati e bagni il cui sistema idraulico era alquanto bizzarro.



La città di Lecce ricca di storia e particolari si può visitare più facilmente di Roma, anche se sicuramente tanti dettagli sono passati inosservati.
La piazza di Sant'Oronzo con la sua raffigurazione in piedi sulla colonna mentre benedice la città, l'anfiteatro Romano e il sedile sono un ottimo punto di partenza



 per poi diramarsi fra le vie ricche di negozi, il castello, il duomo


e la basilica di Santa Croce.


Questi sono i punti più caratteristici, ben accompagnati da tante altre chiese, piazze e parchi che rendono Lecce sicuramente una città da visitare almeno una volta nella propria vita.
Dopo tante passeggiate e tanta cultura lo stomaco si può accontentare in tanti posti dove si possono assaggiare ottimi piatti tipici, come i Ciceri e Tria.



Nonostante i pochi giorni che abbiamo potuto dedicare a questa città abbiamo avuto la possibilità di visitare anche Otranto.


Passeggiando nel borgo del castello ricco di negozi e attrazioni turistiche ben armonizzate con l'ambiente medioevale


si arriva al castello dove una mostra ci aspettava.


Fra i tanti disegni, e le sculture del genio catalano


abbiamo avuto l'occasione di ammirare opere di autori locali, tra cui la mia preferita:


Infine, oltre al bel mare, al castello e alla sua predisposizione al turismo, Otranto mi ha regalato anche delle ottime perle di saggezza popolare.


martedì 2 agosto 2011

Il telecomando magico

Quando ero bambino, abitavo con i miei genitori, i miei fratelli e il televisore. Lui era il sesto componente della casa per quanto mi riguardava. Per fortuna non mi è mai stato imposto come un sostituto di qualcosa, però è sempre stato un ottimo riempitivo per i momenti morti, soprattutto con i cartoni animati!



Quando avevo cinque anni avevamo un Philips con in dotazione un telecomando molto particolare, con un profilo trapezoidale e i tasti posizionati in maniera insolita. Fra di essi ve ne era presente uno con un simbolo assurdo il cui significato mi è ancora ignoto. Questo tasto, anche se premuto, non creava nessun effetto al televisore.

Dato che sono stato curioso e pignolo fin dai primi anni di vita, chiedevo a tutti il significato di quel tasto.
Uno dei miei fratelli, Cesare, stanco delle continue domande un giorno mi rispose: "Quello è un tasto magico, se premuto dopo la giusta combinazioni di tasti ti fa entrare dentro la scena presente in quel momento nel televisore".
Ovviamente non ci credetti; ero sì credulone, ma non fino a quel punto. Però l'idea di poter entrare dentro la scena di un film, di un cartone animato o di un quiz televisivo grazie a quel pulsante mi affascinò tanto da farmi fantasticare per tutto il resto della giornata e oltre...

La notte successiva infatti feci un sogno: la scena era quella di un tipico pomeriggio in cui mi ritrovavo sul divano di casa a guardare He-Man. Dopo qualche tentativo riuscii a trovare la giusta combinazione e, dopo aver premuto il tasto magico, mi ritrovai catapultato in mezzo a uno scontro fra il paladino He-Man e il suo storico antagonista Skeletor. Per i primi minuti ero affascinato e contento di ciò che era successo, però poi iniziai a impaurirmi vedendo che lo scontro si faceva sempre più efferato. Mi rintanai dietro una roccia e solo in quel momento mi accorsi che ero riuscito a capire come entrare nel televisore, ma non sapevo come uscirne.
Iniziai a premere a caso i tasti del telecomando, ma nulla funzionava. Nel frattempo alle mie spalle i due cartoni animati continuavano a darsele di santa ragione. Nulla sembrava potermi farmi tornare sul mio comodo divano quando ad un certo punto apparve Cesare. "Come hai fatto a entrare anche tu nel televisore?" gli chiesi. "Era rimasto aperto il varco che ti ha condotto fino a qua e ti sono venuto a riprendere! Vieni, corriamo verso l'orizzonte lì si trova l'uscita."
Dopo una lunga corsa e un salto nel vuoto ci ritrovammo...

Non si sa, perché nel momento del salto mi svegliai, un poco spaventato, un poco divertito con ben in testa ciò che sarebbe stato il primo di tanti sogni che avrei ricordato per sempre.