martedì 22 gennaio 2013

Pazze di Me

Grazie a Nessuno ho avuto la possibilità di assistere gratuitamente all'anteprima del film Pazze di Me. Nonostante Fausto Brizzi (il regista e co-sceneggiatore) mi stia simpatico e abbia collaborato a pellicole che non mi sono dispiaciute, non avevo mai visto nulla da lui diretto. Mai sarei andato a vedere una sua opera al cinema, visto che tendo a evitare di spendere soldi per un film che posso guardare in televisione senza perdere nulla di quello che un cinema ti dà di più. Mi sono trovato di fronte ad una commedia moderna, fresca, con i tipici ingredienti italiani: equivoci, sentimenti e famiglia. Nulla di nuovo sotto il sole quindi.
Però, nonostante tutto ciò, il film mi è piaciuto!
Non so quanto abbia influito l'averlo visto gratis e senza nessun aspettativa. In ogni caso la storia è scivolata via, una risata dietro l'altra, fino ad un finale meno scontato del solito.
Sicuramente l'interpretazione del protagonista (Francesco Mandelli) non è da Oscar, ma neanche degna di un Razzie Awards. Ma oltre alla sceneggiatura ben costruita, due cose mi hanno stupito particolarmente: la bella interpretazione di Loretta Goggi (la madre del protagonista) e una ricca partecipazione di volti più o meno noti. Molto piacevoli Gioele Dix e Flavio Insinna. Lascio a voi la scoperta degli altri.



sabato 19 gennaio 2013

Sono due fessi e mezzo, lascio?





- Buongiorno!
- Buongiorno signora, desidera?
- Vorrei un paio di politici da fare fritti, in pastella.
- Fortunatissima. Proprio oggi mi sono arrivati dei reduci della prima repubblica, ancora buoni e con quel sapore d'altri tempi che piace sempre.
- Umm, non vorrei fossero andati a male. 
- No signora, si fidi. Basta levargli quella buccia di tangentopoli e dentro sono ancora buonissimi. Li ripassa un po' in una bella pastella televisiva e vedrà come le escono perfetti.
- Guardi, dovessi mangiarli solo io, ma è per una cena importante, con tanti ospiti... non ha qualcosa di più fresco?
- Di fresco c'è ben poco, molta roba è ancora acerba. Sicura che non vuole qualcuno di questi democristiani che sembrano stati colti proprio ora dal campo? Oppure guardi questi socialisti d'altri tempi come sono ancora freschi.
- Proprio i socialisti no. Ci ho fatto indigestione troppe volte. Non ha nient'altro?
- Ho questi democratici di sinistra, un po' sciapi ma rendono bene, se la pastella è buona.
- Non mi convincono tanto, sembrano slavati. Una volta erano belli rossi. Ora sembrano quasi trasparenti. 
- Effettivamente sono un po' deludenti. Altrimenti, se vuole provare qualcosa di veramente nuovo, ho questi qui, un po' piccoli, poco noti, mi dicono abbiano un sapore lievemente piccante. Le confido che non li ho ancora provati e non ho idea di come possano uscire in pastella. Se vuole gliene confeziono qualcuno, costano poco.
- Ma sì, voglio rischiare. Me ne dia due.
- Sono due fessi e mezzo, lascio?
- Sì, va bene.
- Aspetti un attimo, è appena salito Giorgio, il garzone, con un politico nuovo. Guardi, visto che lei è una cliente affezionata, anche se non me l'ha chiesto, glielo regalo. Tecnicamente perfetto.

giovedì 3 gennaio 2013

Delirium - 1 - Il risveglio




Fausto si svegliò con un sapore forte nella sua bocca. Un miscuglio di terra e ferro. Le campane rimbombavano nella sua testa, all'apice della nuca un dolore atroce, come di un chiodo che cercasse di sfondargli il cranio, lo tormentava.
Si accorse dopo svariati secondi di ritrovarsi steso a terra, prono. Riusciva a malapena a muovere le dita di mani e piedi, il corpo non rispondeva come sempre. Aveva i muscoli in sciopero.
Dopo qualche minuto la ragione e l'emotività unirono le forze e crearono una sensazione di paura. Paura di ciò che gli stava accadendo, paura di ciò che gli poteva essere accaduto, paura di ciò che gli poteva accadere. La vista non lo aiutava, anzi. Nonostante fosse certo di avere gli occhi ben spalancati, di fronte a lui vedeva solo un pasticcio di colori affumicati. Decise allora di chiudere le palpebre e affidarsi agli altri sensi. 
Fausto non seppe quanto tempo rimase steso a terra. Solo dopo un periodo che gli sembrò lunghissimo quel frastuono che la sua stessa testa gli procurava venne a diminuire. Ciò gli permise di sentire alcuni dei mille rumori che lo circondavano. Soprattutto uno lo incuriosì. Un rumore come di un fiume. Un corso d'acqua vicino a lui poteva essere manna dal cielo. Qualsiasi cosa pur di ridare forza a quel corpo smorto.
Fausto cercò il modo migliore per muoversi e avvicinarsi a quella fonte d'acqua. Decise di riprovare ad aprire gli occhi. Ma quel quadro astratto non aveva intenzione di sparire. Provo allora a tastare il terreno premendo i palmi delle mani contro quel terreno polveroso e ricco di pietruzze taglienti. Provò a farsi forza e, in qualche modo, mettersi in ginocchio.
L'operazione, normalmente semplice, non fu facile. Fausto provò una fatica enorme solo per mettersi a quattro zampe. Quando, con uno slancio all'indietro, cercò di sedersi sui talloni il suo busto vacillò e la testa riesplose in mille vibrazioni. Agitò le mani davanti a lui alla ricerca di un equilibrio non facile. Riuscì a stabilizzarsi dopo qualche secondo e si accorse che il dolore alla testa stava nuovamente dandogli tregua.
Decise di riaprire gli occhi. I colori erano ancora sbiaditi, ma di fronte a lui il paesaggio stava prendendo forma. Tutto poteva aspettarsi tranne quello che gli si presentò davanti: due maestose fontane, dalla cui cima sgorgava un bellissimo liquido nero. Caffè nero.
Questo per Fausto era solo l'inizio di Delirium.