giovedì 3 gennaio 2013

Delirium - 1 - Il risveglio




Fausto si svegliò con un sapore forte nella sua bocca. Un miscuglio di terra e ferro. Le campane rimbombavano nella sua testa, all'apice della nuca un dolore atroce, come di un chiodo che cercasse di sfondargli il cranio, lo tormentava.
Si accorse dopo svariati secondi di ritrovarsi steso a terra, prono. Riusciva a malapena a muovere le dita di mani e piedi, il corpo non rispondeva come sempre. Aveva i muscoli in sciopero.
Dopo qualche minuto la ragione e l'emotività unirono le forze e crearono una sensazione di paura. Paura di ciò che gli stava accadendo, paura di ciò che gli poteva essere accaduto, paura di ciò che gli poteva accadere. La vista non lo aiutava, anzi. Nonostante fosse certo di avere gli occhi ben spalancati, di fronte a lui vedeva solo un pasticcio di colori affumicati. Decise allora di chiudere le palpebre e affidarsi agli altri sensi. 
Fausto non seppe quanto tempo rimase steso a terra. Solo dopo un periodo che gli sembrò lunghissimo quel frastuono che la sua stessa testa gli procurava venne a diminuire. Ciò gli permise di sentire alcuni dei mille rumori che lo circondavano. Soprattutto uno lo incuriosì. Un rumore come di un fiume. Un corso d'acqua vicino a lui poteva essere manna dal cielo. Qualsiasi cosa pur di ridare forza a quel corpo smorto.
Fausto cercò il modo migliore per muoversi e avvicinarsi a quella fonte d'acqua. Decise di riprovare ad aprire gli occhi. Ma quel quadro astratto non aveva intenzione di sparire. Provo allora a tastare il terreno premendo i palmi delle mani contro quel terreno polveroso e ricco di pietruzze taglienti. Provò a farsi forza e, in qualche modo, mettersi in ginocchio.
L'operazione, normalmente semplice, non fu facile. Fausto provò una fatica enorme solo per mettersi a quattro zampe. Quando, con uno slancio all'indietro, cercò di sedersi sui talloni il suo busto vacillò e la testa riesplose in mille vibrazioni. Agitò le mani davanti a lui alla ricerca di un equilibrio non facile. Riuscì a stabilizzarsi dopo qualche secondo e si accorse che il dolore alla testa stava nuovamente dandogli tregua.
Decise di riaprire gli occhi. I colori erano ancora sbiaditi, ma di fronte a lui il paesaggio stava prendendo forma. Tutto poteva aspettarsi tranne quello che gli si presentò davanti: due maestose fontane, dalla cui cima sgorgava un bellissimo liquido nero. Caffè nero.
Questo per Fausto era solo l'inizio di Delirium.

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