mercoledì 26 febbraio 2014

Smetto quando voglio

Ridere apre la mente, permette di vedere dalla giusta prospettiva e con leggerezza tante brutte realtà. Roma, degna capitale d'Italia sia per le sue bellezze che per le sue nefandezze, permette di osservare tutto ciò che può regalare questa nazione. Smetto quando voglio è un film che mostra queste realtà, che spesso si finge di non vedere o, ancora peggio, vengono interpretate nel modo sbagliato. 
Questo film ci presenta una realtà devastante, passando dal mondo dell'università al lavoro precario e dall'accidia giovanile alle poche alternative di indipendenza economica.
Per fortuna lo fa regalandoci risate dall'inizio alla fine. Tante risate che quasi ci distraggono ma che, una volta scemata l'ilarità, lasciano spazio alle riflessioni.
Un ottimo film, ben diretto e, soprattutto, ben interpretato dai tanti attori (Edoardo Leo ottimo protagonista). Un film dal sapore e ritmi USA, molto poco italiano, nonostante tutto. 
Buona visione.


lunedì 17 febbraio 2014

Era un tipo strano.

Gli piaceva mettere ogni giorno una sveglia, ma per ricordarsi quando doveva andare a dormire, non per svegliarsi.

Era un tipo strano.

Amava stare al sole, completamente vestito.

Era un tipo strano.

Faceva le scale mobili al contrario, per evitare di andare in palestra.

Era un tipo strano. 

Leggeva i libri alternando le pagine, prima tutte le dispari, poi tutte le pari, poi univa tutto nella testa. Così si girava nel letto una sola volta.

Era un tipo strano.

Da bambino non bruciava le formiche, gli dava gli strumenti per farlo da sole. 

Era un tipo strano.

Amava stare sulla neve, completamente nudo.

Era un tipo strano.

Leggeva gli oroscopi per evitare che gli succedesse quello che gli predicevano. Tutti e dodici i segni. 

Era un tipo strano.

Andava al cinema, ma entrava in sala solo alla fine. Per vedersi i titoli di coda.

Era un tipo strano.

O forse lo ero io, che lo seguivo, lo osservavo, lo ritenevo strano solo perché insolito, diverso dagli altri. Lui in fondo non dava realmente fastidio a nessuno. Il fastidio le persone se lo creavano da sole a veder qualcuno far qualcosa fuori dai canoni. Ma poi mi chiedo, quanti solitari ci sono come lui, quanti? Forse troppo pochi. 


venerdì 14 febbraio 2014

Il Gene Egoista

Da pochi anni ho scoperto l'esistenza di un uomo che ignoravo completamente: Richard Dawkins


La grandezza di quest'uomo sta nel fatto di essere, oltre che un importante biologo, un bravissimo divulgatore scientifico. Da grande ignorante quale sono, ho sempre ammirato chi riesce a spiegare concetti molto complessi ai "profani". Molto interessanti i suoi documentari sulla religione e i libri a essa dedicati, ma oggi vi voglio parlare di un libro che da poco tempo ho finito di leggere, uno dei suoi saggi più famosi: Il gene egoista (nella sua edizione del 1989 arricchita con due capitoli aggiuntivi e molte note utili a spiegare ancora meglio la sua teoria).
La teoria incentra tutta l'evoluzione sui pool genetici, dando loro il ruolo principale nell'evoluzione di tutte le specie, dal brodo primordiale a oggi. Una teoria nata negli anni '70 che colpì e influenzò i genetisti di tutto il mondo. Molti oggi la considerano fondamentale perché spiega molto bene uno degli ingranaggi principali dell'evoluzione, ma allo stesso tempo la considerano non sufficiente. Gli ingranaggi pare siano molti di più e le dinamiche in gioco molto più complesse.
Mentre leggevo questo libro, la cui prima edizione è addirittura del 1976, ho pensato: "Perché scopro quest'uomo e la sua teoria solo ora? Perché a scuola nessuno me ne ha vagamente accennato?". Chissà, magari il professor Zurrida qualcosa avrà anche accennato e io nel frattempo ero in preda a film mentali mentre guardavo le nuvole, ma non credo, molti programmi scolastici si fermavano (quando andavo a scuola io) al XIX secolo. 
Ora, nonostante questa teoria sia oggi considerata "necessaria ma non sufficiente" (qualcuno osa dire addirittura superata), consiglio a tutti la lettura di questo saggio per tre buone ragioni:

- Leggere è sempre una buona ragione e, per chi legge solo romanzi, leggere un saggio che parla di realtà potrebbe essere ancora più affascinante.

- Al termine della scuola, la maggior parte della propria cultura riguardo la genetica si limita a Darwin con le sue Galapagos e Mendel coi suoi piselli rugosi. Il gene egoista, aldilà della sua teoria, riparte da Darwin e Mendel e ci riavvicina agli sviluppi più attuali delle moderne teorie genetiche, creando la base per tutto quello che è venuto dopo con decine di esempi reali inerenti animali e insetti di ogni tipo. 

- Il libro è scritto in maniera veramente semplice. Lo scrittore stesso ammette che nelle varie revisioni ha lavorato molto per rendere comprensibili a tutti i concetti espressi, per divulgare la sua teoria e tutto ciò che ne deriva nel modo più facile da apprendere anche per chi, come me, fosse un profano. 

Leggere questo saggio ritengo comunque sia propedeutico per tutte le letture successive sull'argomento, anche perché ormai tutti, nel bene o nel male, fanno riferimento al Gene Egoista.

domenica 2 febbraio 2014

Arrestate il Morto

Raramente vado a teatro, il cinema e la musica mi attraggono maggiormente. Devo ammettere però che quando mi capita di andarci rimango sempre soddisfatto. Probabilmente, entrando facilmente in empatia con le persone, tendo ad apprezzare gli attori in carne ed ossa che inscenano un dramma o una commedia.
Se però ieri fra i bravi attori che hanno inscenato lo spettacolo non ci fosse stato un mio collega a debuttare in questa insolita (ma non inappropriata) veste, non mi sarei gustato "Arrestate il Morto".

L'opera scritta e interpretata da Josè Fiori sbarca per la prima volta a Roma. In un misto di Napoletano e Italiano richiama i tipici equivoci della commedia all'italiana, andando però a utilizzare ritmi più vicini al cinema e alla televisione. Le risate e le sorprese non mancano e quasi tutti gli attori della compagnia hanno offerto un'ottima prestazione, senza sfigurare rispetto ad altri nomi più blasonati.

Anche il mio collega, personaggio nella vita e attore nel suo modo di raccontare aneddoti, è riuscito a non deludere le attese e a lui vanno i miei complimenti: se recitare in un teatro davanti ad oltre quattrocento persone è difficile per un attore, figuriamoci per un informatico!