Come no?! Vi ho parlato di lui poco meno di due anni fa con questo post!
Fra le varie cose utili che cerca di fare, una delle sue missioni è quella di diffondere la satira. Un piccolo Piero Angela della comicità intelligente.
Uno dei suoi ultimi consigli è stato quello di leggere Satiristas. Si tratta di una raccolta di interviste a decine dei più importanti rappresentanti statunitensi (ma non solo) di una delle più complesse forme di comicità: la satira, principalmente nella forma dello Stand-up comedy.
Un interessante viaggio di oltre quarant'anni di comicità attraverso una trasversalità di voci e stili diversi: da Robin Williams a Stephen Colbert, da Bill Maher a George Carlin.
L'autore delle interviste, Paul Provenza, svela cosa si celi dietro la scrittura di uno spettacolo satirico, cercando di comprendere se e come un autore satirico possa influenzare il pensiero del suo pubblico. Le risposte ricevute fanno capire come ogni comico, in base all'esperienza e al periodo in cui è cresciuto, abbia costruito il suo stile e lanciato il suo messaggio. Unico comune denominatore è la mancanza di limiti imposti. Ogni intervistato ha evidenziato come la libertà di parola sia fondamentale e la censura sia solo l'esempio dell'incapacità di comprendere chi sia il vero bersaglio di un pezzo satirico.
Fra un'intervista e l'altra mi chiedevo come mai la satira non sia arrivata al grande successo in Italia. Nonostante molti comici o programmi si definiscano tali, la satira è un qualcosa che al massimo ci ha sfiorato. Daniele Luttazzi è stato l'unico esempio di autore satirico di successo. Anche se gran parte del suo materiale era estrapolato proprio dagli autori statunitensi, è stato l'unico a proporsi con una vera impostazione satirica. Dietro di lui il nulla. Tanti piccoli esempi ci sono (vedi lo stesso Capuano) ma nessuno che sia riuscito a imporsi al grande pubblico e, soprattutto, a imporre la satira come forma alternativa di comicità.
La maggior parte dei comici amano ottenere il massimo con il minimo sforzo: tormentoni, sberleffi e imitazioni sono ciò che spesso propongono e, forse, meglio sanno fare.
Possibile che il pubblico italiano sia così ignorante da non saper apprezzare qualcosa di più complesso ed edificante?