Nel 1999 uscì un album di Elio e le Storie Tese (Craccracricrecr) che, fra le varie perle, conteneva il brano "La bella canzone di una volta" con una particolare introduzione di... Johnny Dorelli. In realtà ascoltandola attentamente si capiva che si trattava di un imitatore. Incuriosito come sempre andai a cercare chi fosse e, in questo modo, lessi per la prima volta il nome di Stefano Bollani.
Sono passati quindici anni e Lunedì (3 Novembre), nella bellissima cornice del Teatro Argentina, ho avuto il piacere per la prima volta di vedere e, soprattutto, ascoltare dal vivo il talento di Stefano Bollani. Non sono un fine esperto di musica jazz, ma Bollani, con raro talento, riesce a reinterpretare in chiave ludica e ironica questo genere rendendo più semplice e interessante l'ascolto anche a modesti ascoltatori come il sottoscritto. Questa sua caratteristica amplia sicuramente il suo pubblico, anche perché riesce a intrattenere la platea tra un brano e l'altro con un naturale umorismo. In oltre un'ora e mezza abbiamo potuto così ascoltare diverse riproposizioni di brani più o meno noti, come "Cheek to cheek" e "Non ci vo". Geniale la splendida rivisitazione di "Symbolum 77".
Tra l'altro è stato bello gustarsi dal vivo un suo classico: il medley a richiesta. Chiedendo direttamente al pubblico, Bollani si diverte a stilare una lista di 10 canzoni che poi miscela con la sua fantasia.
La parte ancora più nobile di tutta la serata era lo scopo benefico. Lo spettacolo era infatti organizzato dall'associazione Sunshine4Palestine che, grazie all'impegno di giovani talenti italiani e non, sta cercando di dare "luce" alla striscia di Gaza. Il gruppo cerca infatti di raccogliere fondi per l'installazione di pannelli fotovoltaici in una terra in cui normalmente la corrente elettrica funziona solo per poche ore al giorno. Una serata veramente unica.
Cari lettori, rieccomi qua! So che non vi ero mancato ma, come sempre, volevo consolidare in forma scritta le vicende di quest'ultimo periodo. Come si intuisce dal titolo del post, queste settimane sono state dedicate principalmente ai giochi: ovviamente parliamo di giochi da tavolo.
Chi mi conosce, o segue attentamente il blog, sa che oltre al cibo e ai (tele)film, la mia vera passione sono i giochi da tavolo. I giochi permettono di tenere in allenamento quei neuroni spesso lasciati in un angolo a impigrirsi: alla pari di in una partita a calcetto fra amici in cui ti tieni in forma divertendoti, con una partita a un bel gioco da tavolo alleni il cervello divertendoti.
Negli anni abbiamo giocato in svariate ludoteche e in varie manifestazioni ludiche, ma senza mai unirci a gruppi di gioco o associazioni. Abbiamo spesso seguito lo storico e folto gruppo de La Tana dei Goblin, ma principalmente abbiamo esplorato il mondo ludico da casa nostra, ospitando tanti colleghi e amici che in alcuni casi ignoravano questo fantastico mondo e creando degli eventi casalinghi (le Domeniche Ludiche) in cui abbiamo imparato a conoscere giochi di ogni genere.
Nell'ultimo anno, grazie alla complicità di due nuovi "amanti" del gioco, abbiamo aumentato le nostre serate ludiche, iniziando a frequentare molto più regolarmente ludoteche ed eventi.
Dal mese scorso abbiamo approfondito ancora di più la nostra esplorazione del mondo ludico. Dopo tanti tentavi a cui avevamo rinunciato, abbiamo preso il coraggio a due mani e ci siamo avventurati a Orte.
Nella bellissima location de La Vecchia Fattoria viene infatti organizzata, a cadenza quasi bimestrale, una delle tante GobCon (convention dei Goblin) sparse per l'Italia, in cui ci si può incontrare e, per un intero week end, dedicarsi totalmente ai giochi.
Il sabato mattina del 20 Settembre io e la mia inseparabile consorte ci siamo così aggregati al gruppo già presente dal venerdì. Nonostante alcuni volti erano a noi noti, noi per loro eravamo dei perfetti sconosciuti. L'accoglienza però è stata, come immaginavamo e speravamo, ottima. Abbiamo avuto la possibilità di unirci ad altri tavoli e giocare a tanti giochi a noi ignoti:
Nosferatu: un gioco a squadre molto divertente (se giocato con il gruppo di persone giusto) in cui i buoni devono scoprire chi fra di loro è Dracula;
A Study in Emerald: uno dei giochi che ci incuriosiva di più, sia per la tematica sia per la particolare modalità di vittoria;
Battlestar Galactica: un gioco ormai classico, tratto dalla serie TV, in cui i buoni devono lottare contro i cattivi senza sapere chi essi siano. Molto particolare la meccanica che, come è successo a me, dopo aver giocato metà partita da buono, ti fa scoprire di far parte dei cattivi.
Fra un gioco e l'altro abbiamo avuto la possibilità, soprattutto a pranzo e a cena, di confrontarci e chiacchierare con gli altri giocatori. Fra di loro abbiamo conosciuto la simpatica Irene che, scoprendo che abitavamo a Fiumicino, ha colto la palla al balzo invitandoci a iscriverci al gruppo GiocaXIII: una combriccola di amanti dei giochi che si ritrova settimanalmente nella zona di Ostia/Fiumicino.
In queste serate ho avuto così la possibilità di giocare a tanti altri giochi per me del tutto nuovi: Lords of Waterdeep: un gestionale che ricorda molto da vicino uno dei miei giochi preferiti (Caylus);
Evo: un divertente gioco in cui devi far evolvere meglio degli avversasi la tua specie di dinosauro all'interno di una mappa; Dice Town: un gioco di dadi ambientato nel vecchio West; Goa: un bellissimo gioco gestionale ambientato fra le spezie e le colonizzazioni delle isole dell'Oceano Indiano;
Coloretto: un famoso gioco per famiglie veloce e molto divertente;
Maria: un gioco di guerra ambientato nella guerra di successione scatenatasi nel 1740 nel centro Europa, molto curato e ben costruito.
In continuità con questo periodo ricco di giochi, ieri, 11 Ottobre, abbiamo visitato la terza edizione del Roma Est in Gioco dove, tra tornei, mercatini e spade laser abbiamo avuto la possibilità di giocare a Jaipur: un simpatico e veloce gioco per due giocatori in cui si vestono i panni di due commercianti indiani.
L'appuntamento clou della serata di ieri è stato però quello con l'asta dei giochi usati: oltre 300 titoli che per cinque ore sono stati presentati e venduti (quasi tutti) sotto la guida di un banditore che se avesse fatto una maratona avrebbe sudato meno. Con la sua abilità e simpatia è riuscito a vendere giochi e far salire il prezzo di alcuni con vera maestria. Forse si poteva pensare di dargli il cambio un po' prima che entrasse in uno strano trip mentale che gli ha fatto perdere la lucidità trasformandolo in un giovane Steve Ballmer.
Sabato 13 Settembre ho avuto il piacere di visitare lo Steam Punk fest Roma dedicato, come si intuisce dal nome, alla corrente narrativa Steam Punk.
All'interno dell'area della Città dell'altra economia, a Testaccio, abbiamo avuto così la possibilità di addentrarci in un mondo ottocentesco fra stand di artigiani e stilisti che proponevano gadget e capi di abbigliamento a tema.
La giornata è stata scandita da vari spettacoli, tra cui la sfilata dei cosplay (immortalati qua sotto), un concerto a fine serata e un particolare spettacolo/seminario di mentalismo.
Il protagonista dello spettacolo è stato Max Vellucci che ha raccontato la storia e l'evoluzione del mentalismo, dalla sua nascita nel XIX secolo (proprio il periodo tipico dello Steam Punk) fino ai giorni nostri. Ha presentato poi alcuni giochi/esperimenti con il pubblico.
Nonostante abbia dovuto "lottare" con una schiera di nerd e similari capaci di metterlo in difficoltà più volte, è riuscito a portare a termine con successo tutti i giochi proposti, indovinando ogni cosa.
Una giornata particolare in un mondo forse poco conosciuto, ma sicuramente "fantastico".
Avete mai visto Fa' la cosa giusta di Spike Lee? A me capitò di vederlo tanti anni fa e di dimenticarlo, quasi completamente... fino ad oggi.
Qualche giorno fa una vicina di quartiere ci ha avvisato su Facebook che oggi, al cinema di fronte casa, sarebbe stata presente parte del cast del film Arance e Martello durante la proiezione delle 20:00. E così, in compagnia di amici, abbiamo organizzato questa gita al cinema, un poco frenetica a causa dei ritardi dei treni che dovevano riportarmi a casa, per scoprire un film di cui non sapevo nulla, se non che fosse stato scritto, diretto e interpretato da Diego Bianchi (in arte Zoro).
Il film alla nostra combriccola è piaciuto parecchio: le risate e le riflessioni, tipiche dello stile di Zoro, si sono alternate dall'inizio alla fine. Diego Bianchi rielabora (e cita ben oltre l'omaggio) il film di Spike Lee. Arance e Martello è infatti una versione alla romana di "Fa' la cosa giusta", in cui tutti i contrasti e controsensi di una città sempre più multietnica vengono fuori in un contesto socio-politico apparentemente eccessivo ma che rimanda ad una triste realtà.
Il film mostra in maniera intelligente una tavolozza di opinioni, idee e personaggi, forse volutamente stereotipati e illogici proprio come l'enorme irrazionalità che si è diffusa in questi ultimi anni.
Un'opera prima non perfetta, ma meritevole di essere vista, in attesa di un'opera seconda.
Cos'è l'intelligenza? Quell'apostrofo invisibile tra le parole "eh?".
Per anni si è abbinata l'intelligenza a due cose: cultura e logica. La prima è una buona propensione a leggere, informarsi, capire e, soprattutto, memorizzare. Le seconda è sicuramente fondamentale per destreggiarsi fra i piccoli e grandi problemi che la vita ci può riservare. Proprio la logica è stata sfruttata come capacità principale per misurare il QI di una persona; è ormai noto a tutti che questo è solo uno spicchio dell'intero concetto di intelligenza.
Solo negli ultimi decenni si sono iniziate a distinguere le numerose e diverse capacità che un uomo può avere, chiamandole, a mio parere erroneamente, "intelligenze". Oltre a quelle logiche e matematiche di cui ho appena parlato si possono individuare, ad esempio, quelle motorie, artistiche e comunicative.
Ciò che stupisce la maggior parte delle persone è il contrasto, presente in alcuni individui, fra diverse capacità. Eppure, qual'è la differenza fra un atleta che non è in grado di fare una moltiplicazione a mente e un abile matematico incapace di prendere un pallone al volo?! Si possono fare svariati esempi per notare come si considerino con valori diversi alcune capacità rispetto ad altre, arrivando quasi ad una discriminazione delle capacità.
Eppure c'è dell'incoerenza anche in questi casi. Se può avere un senso apprezzare gli ingegneri e i ricercatori che lavorano all'evoluzione tecnologica e, quindi, al benessere di tutti i giorni di una collettività, non ha comunque molto senso stimare maggiormente un artista rispetto ad uno sportivo: due categorie che offrono più un piacere emotivo che analitico.
Ovviamente sappiamo entrambi come ciò derivi dalla storia. I grandi artisti, musicisti, pittori e scultori ci sanno estasiare con le loro opere da secoli, mentre le capacità sportive sono state riconosciute solo in un periodo più recente e spesso abbinate più all'aspetto fisico che a quello mentale. Qualcuno afferma addirittura che ciò sia dovuto al fatto che si preferisce apprezzare un buon cervello piuttosto che un buon fisico, dimenticando che un gesto atletico o, più in generale, un'intelligenza sportiva derivi proprio da capacità intellettive.
Non ci si stupisce quindi se un grande ingegnere, un inventore, un affabile politico o un artista siano ricchi e riescano a guadagnare molto più di un cittadino normale grazie ai loro talenti.
Invece, ancora oggi, molti si scandalizzano per i guadagni di alcuni sportivi, in Italia sopratutto per i calciatori. Eppure, di base, tutte queste categorie determinano i valori economici in base a banali leggi di mercato (domanda e offerta).
Se la popolazione italiana ammira più un tiro al volo di Totti rispetto ad un romanzo di Eco o a un film di Sorrentino non ci si dovrebbe scandalizzare, e non li si può neanche paragonare. I loro autori sono tutti e tre intelligenti, ognuno nel suo campo specifico.
Non è colpa dei calciatori se il calcio, o lo sport in generale, è il tema più ricorrente nei dialoghi tra i cittadini. Probabilmente, soprattutto in Italia, apprezziamo maggiormente le capacità emotive, rispetto a quelle analitiche.
Lunedì 21 Aprile, siamo andati al concerto di Elio e Le Storie Tese. Tipico del loro stile è cambiare quasi sempre il luogo dell'evento, permettendoci di spaziare nei quattro angoli di Roma. Questa volta ci siamo ritrovati allo Stadio centrale del Tennis del Foro Italico.
"Nubi di ieri sul nostro domani odierno" hanno incorniciato un cielo sempre più grigio ed hanno fatto temere che si scatenasse un diluvio ancora prima che iniziasse il concerto. K-way e ombrelli erano pronti all'uso, ma non sono serviti per fortuna. Proprio quando stava iniziando a cadere qualche goccia d'acqua il concerto ha avuto inizio e, per una buffa coincidenza, le nubi rispettosamente hanno scelto di spostarsi da un'altra parte.
Nessuna intro, nessun medley: pronti via, distratti dal clima, si inizia subito forte con un loro classicissimo. Il brano è stato riproposto per intero, come piace a me.
Non so per qual motivo, ma tutto il concerto mi ha dato la sensazione che fosse fatto di fretta. Poco spazio alle chiacchiere fra una canzone e l'altra e, infatti, neanche si finisce di inneggiare Abramo che si passa a un brano estratto da Cicciput, per ricordarci che la fretta è cattiva consigliera.
Si torna indietro di vent'anni a Italyan, Rum Casusu Çikti per questo brano a forma di triangolo con un'innovazione tecnologica nella "ramazzata finale".
E, quando meno te lo aspetti, soprattutto a Roma, ti parte una versione rivisitata di "O mia bella madunina" che in realtà si interrompe poco dopo, introducendo l'ormai sempre presente TVUMDB, ripescata da Eat the Phikis.
Gargaroz
Ritorniamo quasi ai giorni nostri, con un pezzo estratto da Studentessi, ma ormai quasi un "classico" dei loro concerti.
Storia di un bellimbusto
Riascolto con piacere l'inedito di "Gattini", una delle mie canzoni preferite, con un Mangoni bravissimo a impersonare il bellimbusto e le sue pippate.
Uomini col borsello
Si ritorna di nuovo indietro di vent'anni in quel parco Capello pieno di uomini col borsello in quel capannello.
El Pube
Clayderman Viganò ci declama lo storico racconto di Giorgio e Piero, illudendomi che a breve sarebbe iniziata Il Vitello dai piedi di Balsa. Quando però vedo che Cesareo lascia la sua chitarra per impugnare il campanaccio, non ho più dubbi.
Milza
Forse l'unica canzone inaspettata di tutto il concerto, un pezzo che molti dei presenti non conoscevano e, purtroppo, non hanno apprezzato a dovere. Forse molti sanno e non lo dicono. Invece Milza, suonata dal vivo, diventa anche più bella rispetto alla versione incisa nel 1996.
Tristezza
Ritorna, anche senza Rocco Tanica, la cui assenza si fa sempre più misteriosa, questo inno ad un sentimento sottovalutato e bistrattato.
Heavy Samba
Senza Irene Grandi, ma con Paola Folli (acclamata più che mai dalla folla), ritorna questo canzone in tre atti ballata in piedi su una gamba.
Il vitello dai piedi di balsa (Maracana)
Con un po' di ritardo arriva il boschetto della mia e della tua fantasia, con il sempreverde vitello Mangoni che coreografa il brano e che, come pena aggiuntiva, è costretto ad ascoltare questa volta una versione "eliosa" di Maracana. Sofferenza totale!
Il Rock and Roll
Questa canzone è ormai imprescindibile ad ogni concerto, anche perché come Moby Dick dei Led Zeppelin ci regala ogni volta uno splendido assolo di batteria dell'elvetico Christian Meyer.
La canzone Mononota
Ritorna dopo diciassette mesi dal suo debutto sul palco dell'Ariston, la canzone meno monotona di tutto il loro repertorio, nonostante sia fatta con una sola nota.
A chiudere (per finta) la serata è un'altra canzone onnipresente negli ultimi concerti del simpatico complessino.
Ritmo della sala prove
Dopo il classico e sempre odiato (da me) finto saluto e la richiesta di bis, il gruppo rientra proponendo il terzo (ed ultimo) estratto dall'album biango.
Il concerto finisce, questa volta veramente, con il più classico dei classici brani di chiusura dei loro concerti. Inneggiando a Panino.
Un concerto umido, tennistico a seconda dei punti di vista, che ha regalato (oddio, il biglietto l'abbiamo pagato) diciotto brani eseguiti in maniera pregevole. Forse, dopo anni di onnipresenza ai loro concerti, inizio a notare una presenza ormai "fissa" di troppe canzoni. Con l'aggiunta del nuovo album diventa inoltre sempre più difficile poter ascoltare pezzi meno noti. Questa volta è andata bene a "Milza" e "Gimmi I." che, negli ultimi anni, sono sicuramente state cantate meno, però in questo concerto non ho avuto il piacere di ascoltare nessuna canzone del loro primo album: Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu. Vedremo cosa ci proporranno al prossimo concerto.
Solo in questi giorni, nonostante siano anni che vivo a Roma, ho preso residenza a... Fiumicino!
Ridente località nota per il suo aeroporto e ritenuta da molti un quartiere della capitale, Fiumicino è invece uno dei più grandi comuni di tutto il Lazio.
Con una semplice mail all'ufficio anagrafe (con in allegato il modulo stampato, compilato e scannerizzato) abbiamo creato un nuovo capitolo burocratico alle nostre vite.
Proseguiamo quindi, chissà fino a quando, la nostra vita nel particolare quartiere di Parco Leonardo: una via di mezzo fra il paese dei balocchi e un dormitorio.
Perdo così tutta la mia "sardità" burocratica. Non avrò più agevolazioni territoriali (anche se non le sfruttavo ormai da anni). Rimarrà la storia di questo giovine ligure, cresciuto in Sardegna e diventato ora laziale, geograficamente parlando.